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L’importanza di Sensi nell’Inter

Stefano Sensi è il centrocampista rivelazione di queste prime giornate, dimostrandosi centrale all'interno del sistema di gioco di Conte.

In punta di piedi

A Luglio, quando è stato annunciato Stefano Sensi, l’ambiente interista è rimasto perplesso: le aspettative verso il mercato erano alte e l’arrivo di un centrocampista a stento titolare del Sassuolo non ha fatto altro che deludere i nerazzurri.
Eppure, dopo solamente 3 giornate di Serie A, Sensi è riuscito a conquistare Milano e a convincere l’Italia, tanto da essere ritenuto il miglior colpo dell’Inter di questa estate.

 

Da dove arriva Stefano Sensi?

Classe 1995, dopo aver passato le giovanili tra l’Urbania e Rimini, viene prelevato dal Cesena nel 2013 e spedito in prestito per due anni al San Marino. Diventa centrale nel gioco dei bianconeri tanto da diventare una figura simile a quella di Verratti al Pescara: il suo talento non passa inosservato e, dopo un timido tentativo da parte della Juventus, sarà il Sassuolo ad acquistare il ragazzo. Dopo 3 anni di crescita coi neroverdi, trova la sua dimensione ideale con De Zerbi: 28 presenze e 2 goal. Nel 2019 avviene il prestito all’Inter: 5 mln con diritto di riscatto fissato a 20 mln.

 

Che tipo di giocatore è?

A causa della sua bassa statura (168 cm) è stato spesso schierato trequartista non tanto per le sue qualità, ma per evitare che venisse divorato dal centrocampo fisico delle basse serie dove le partite si decidono soprattutto tramite le palle alte.
Solamente gli allenatori più attenti si sono resi conto della sua tecnica e intelligenza che formano un regista: Cuttone, Drago e De Zerbi sono gli unici allenatori che sono riusciti a valorizzarne le caratteristiche, aiutandolo nella crescita avvenuta fino ad adesso.

Intelligenza, visione e buon piede sono i tasselli di Sensi che lo rendono ideale per organizzare il gioco e per dettare i tempi. Infatti, Stefano ha una visione “diversa” del centrocampo rispetto alla maggioranza dei giocatori in questa zona:
“Mi trovo molto bene in mezzo al centrocampo, mi sento a mio agio; è una zona tatticamente particolare, perché bisogna capire prima i movimenti degli avversari e devo stare attento a non perdere palla”.

Il giovane dimostra consapevolezza dei suoi mezzi come anche dei suoi limiti, riuscendo ad aggirare il pressing avversario con pochi tocchi e sfruttando la sua visione “d’anticipo”, che si traduce anche nel suo modo di difendere (molto più bravo ad anticipare che a contrastare). Nonostante parta svantaggiato fisicamente contro la maggior parte degli avversari, riesce a sfruttare al massimo il suo corpo: riesce a proteggere palla piegando le ginocchia e abbassando il baricentro, liberandosi della pressione con finte di corpo e rapidi cambi di direzione.
Inoltre, è anche dotato di un buon tiro dalla distanza: la ciliegina sulla torta.

 

Come si è inserito all'Inter?

Nonostante Conte stesso abbia dichiarato che è “banale” parlare di moduli, è innegabile che le sue squadre siano accomunate da una difesa a 3 con due esterni che si muovono insieme. In altre parole, la difesa varia da 3 a 5 in base alla fase offensiva o difensiva, raramente scalerà un solo esterno per formare la difesa a 4 come succede solitamente nello schieramento a 3.
Ma è più interessante ciò che accade davanti: in queste tre partite abbiamo visto le sfumature a cui si riferisce il tecnico nerazzurro. Mentre con Lecce e Cagliari il centrocampo si posiziona a 5, contro l’Udinese gli interisti si sono posizionati più similmente ad un 3-4-2-1, con Brozovic e Barella in mediana e Sensi e Politano alle spalle di Lukaku.


Screenshot preso dall'applicazione SofaScore.

Sensi si è adattato perfettamente alla visione del mister tanto da meritarne gli elogi: "Stefano è unico, in due secondi sa già cosa voglio. Lui vede il calcio prima".
Infatti, grazie al neo acquisto, l'Inter si sta dimostrando una squadre capace di uscire dal pressing avversario con meno problemi rispetto alla gestione Spalletti: con lui e Brozovic, l'Inter vanta una mediana con ben due giocatori capaci di fare gioco.

In sintesi, possiamo trarre 3 conclusioni dalle prime gare:

  • Sensi e Brozovic, attualmente, sono il motore dell’Inter
  • Barella è indietro nella preparazione atletica e tattica
  • La versatilità di Sensi lo rende imprescindibile per Conte

 

Appetibilità fantacalcistica

Fin qui Sensi ha numeri da top di reparto: 2 goal in sole 3 partite. Essendo il campione molto ristretto, vedremo che nel tempo le statistiche si normalizzeranno: Sensi non è mai stato un uomo da tantissimi bonus, ma è molto probabile che quest’anno farà il salto di qualità. Batte i calci d’angolo e si dovrebbe dividere le punizioni con Barella, con Conte che lo impiega più da mezz’ala che da regista e in alcune fasi della partita lo troviamo persino a fare il trequartista, facendo valere il suo tiro dalla distanza (quest’anno tira 3,9 volte in porta p90). In ogni posizione, rimane centrale all’interno della manovra nerazzurra: effettua 67,6 passaggi p90 con l’88% di precisione.

I suoi numeri possono essere altamente volatili: ci aspettiamo che arrivi a toccare i 5 goal stagionali e magari li potrà superare, ma non ha ancora il potenziale per toccare la doppia cifra (stesso discorso per gli assist). Tutto dipenderà dal suo stato di forma: lui e l’Inter continueranno su questa strada?

Di certo ora rimane un ottimo centrocampista sia per i bonus che per i buoni voti ma al Sassuolo non era insolito che perdesse il pallone in zone di campo sanguinose (a volte portando la squadra a subire goal e beccandosi 4/5 in pagella. Deve togliersi il vizio del cartellino (8 gialli l’anno scorso), ma rimane solido al fantacalcio, da secondo/terzo slot.

Se volete scambiarlo pensateci bene: è un giocatore attualmente inflazionato, se qualcuno dovesse offrirvi un top accettate senza problemi, altrimenti tenetevelo stretto.


Articolo a cura di Stefano Ferrero

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